6.  IL LAVORO DELL’UOMO PER IL TERRITORIO


Figura 7 : Uso del suolo nel PLIS

L’ATTIVITÀ AGRICOLA NEL PARCO IERI ED OGGI
Nell’’800 la colonia parziaria, già evoluzione della mezzadria, lascia progressivamente il posto a veri e propri contratti di affitto, in cui il colono paga in granella di frumento o di cereali vernini: è il cosiddetto “fitto a grano”. L’allevamento dei “bigatt” (bachi da seta) è quasi sempre un onere a carico del colono che si assume anche il rischio d’impresa legato alle oscillazioni del mercato. Le colture erbacee maggiormente praticate erano il frumento e il granoturco, e la loro diffusione era parzialmente dovuta alla rigidità del regime contrattuale adottato, che lasciava poco spazio alla diversificazione produttiva e al maggior impiego di colture miglioratrici, come le leguminose e le foraggere, con un conseguente, progressivo impoverimento dei terreni.
A cavallo dei secoli XIX e XX, la diffusione di agenti patogeni come l’epizoozia (mal del calcino) dei bachi da seta e la peronospora della vite finiscono per produrre una crisi irreversibile del modello agricolo produttivo della zona che sopravviverà ancora per un cinquantennio, solo attraverso una maggiore integrazione con gli altri settori produttivi. Con l’inizio degli anni ’50 si vengono a creare le condizioni di una crescente competizione tra i vari settori produttivi per l’uso della risorsa suolo, che vede soccombere l’agricoltura, riducendo il terreno agrario a semplice supporto inerte per gli insediamenti residenziali o industriali. Per l’agricoltura superstite inizia una fase di notevole precarietà sia nelle forme che nel ruolo ricoperto nell’economia della zona. Lo sviluppo incontrollato dell’urbanizzazione e la drastica riduzione degli spazi verdi, impone dei provvedimenti di salvaguardia di questi ultimi e ridefinisce il ruolo dell’agricoltura, che ai suoi fini tradizionali di attività economica si vede assegnare anche quello di strumento per il mantenimento e il governo degli spazi non urbanizzati.

 IL PAESAGGIO AGRARIO
Praticamente tutto il Parco insiste su ambiti ancora agricoli e che non più tardi di 50 anni fa presentavano i caratteri tipici del paesaggio della collina briantea.
In generale una buona parte del territorio era coltivato a seminativo, in buona parte arborato. Alle specie arboree di ripa e di filare autoctone, durante il XIX secolo viene man mano a sostituirsi il Gelso. La coltivazione della vite avviene in prevalenza sui “ronchi”, terrazzati o ciglionati, in genere associata al prato; le viti sono maritate a tutori vivi (Olmi, Gelsi, ecc.).
Gli insediamenti rurali, dapprima isolati diventano man mano piccole frazioni e poi grossi nuclei, veri e propri “condensatori” per l’espansione urbana del dopoguerra; l’attività agricola sopravvive all’interno delle aree più depresse e con problemi di ristagno idrico.
Gli elementi del paesaggio agrario riconoscibili nel territorio sono essenzialmente rappresentati dagli appezzamenti agricoli, dai boschi, dalla viabilità interpoderale, spesso accompagnata da strutture vegetali lineari, dagli insediamenti rurali e dalla rete idrica. Non sempre questi elementi sono ancora ben conservati, ma certamente è possibile recuperarne la memoria storica e preservarne l’interconnessione che rende leggibile la struttura del paesaggio.

Ripartizione dei seminativi (ISTAT 2000)


COMUNE Superfici a mais  Superfici a cereali Superfici a erbario Superfici a prato da vicenda Superfici a prato permanente Superfici ad altro utilizzo
BARZAGO 57.04 7.3 0 0 37.34 12.41
BARZANO’ 17 0 0 0 18.63 7.07
BULCIAGO 20.25 1.02 0 0 6.23 6.79
CASSAGO 68.11 1.07 0 0 74.22 7.92
CREMELLA 13.62 12.11 9.35 16.11 5.2 2.78
MONTICELLO 49.6 8.57 0 0.68 46.96 37.84
TOTALI 225.62 30.07 9.35 16.79 188.58 74.81


INSEDIAMENTI RURALI

Dei 23 insediamenti censiti solo alcuni ancora oggi sono destinati ad attività agricola, mentre la gran parte è oggi adibita a residenza.



Figura 8: ubicazione degli insediamenti rurali censiti


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